“Considerati come letteratura, essi sono inoltre l’opera più originale di Dostoevskij, e insieme la più sgradevole, la più crudele. Non metterei i “Ricordi” in mano di chi non è sufficientemente forte per reggere alla loro tensione. o sufficientemente innocente per non restarne avvelenato. Sono un forte veleno che è meglio per molti non toccare.”
Questa la quarta di copertina.
Vogliamo parlare dell’incipit?
Sono un malato… Sono un malvagio. Sono un uomo odioso. Credo d’aver male al fegato. Del resto non so un corno della mia malattia e non so con precisione dove ho male. Non mi curo e non mi son mai curato, sebbene tenga in gran conto la medicina e i medici. Inoltre sono estremamente superstizioso, comunque abbastanza superstizioso da tenere in gran conto la medicina. (Son colto quanto occorre per non esser superstizioso, ma lo sono). No, non voglio curarmi per malvagità. Ecco una cosa che certo voi non vi degnerete di capire.
Sbam.
E poi… dedicato a tutti coloro che amano i muri e odiano la matematica.
…anche qui prendila com’è, non c’è niente da fare, perché due più due fa quattro, questa è matematica… Provate un po’ a replicare! «Ma scusate», esclamerete voi, « c’è poco da ribellarsi: due più due fa quattro! La natura non vi viene a consultare; non glie ne importa niente delle vostre aspirazioni e se vi piacciono o non vi piacciono le sue leggi. Voi siete costretto ad accettarla cosi com’è, e ad accettare per conseguenza anche tutto quanto ne deriva. Il muro dunque è davvero un muro… ecc. ecc. » Ma, Signore Iddio, che cosa importa a me delle leggi della natura e della aritmetica, quando per una ragione o per l’altra queste leggi e questo due più due quattro non mi convengono? Si capisce che io non sfonderò il muro a testate, se al fatto non avrò la forza di sfondarlo, ma non gliela manderò buona, a lei natura, sol perché c’è un muro di pietra e le forze non mi son bastate a sfondarlo.
Quasi questo muro di pietra fosse davvero un modo di calmarsi e davvero contenesse una qualche virtù pacificatrice sol perché rappresenta il due più due quattro. Oh assurdità delle assurdità! Quanto è meglio capire tutto, di tutto aver coscienza, di tutte le impossibilità e di tutti i muri di pietra; e non chinare il capo davanti a nessuna impossibilità e a nessun muro di pietra, se chinare il capo ti ripugni; giungere per la via delle più ineluttabili combinazioni logiche alle più orripilanti conclusioni sull’eterno tema che persino nella faccenda del muro di pietra tu hai la tua parte di colpa?
Quantunque sia ancora una volta chiaro fin all’evidenza che invece non hai la menoma colpa, e in conseguenza di ciò, in silenzio e con un impotente digrignar di denti, voluttuosamente languire nell’inerzia, rimuginando fra te e te che non ti riuscirebbe neanche di prendertela con qualcuno; perché non c’è niente e nessuno, e forse non ci sarà mai, e questo non è che un gioco di mano, un trucco, una ciurmeria, un mero guazzabuglio, e non si sa che cosa o chi ci abbia parte, ma intanto, con tutte queste incognite e ciurmerie, voi avete male Io stesso, e quanto più siete nell’ignoranza tanto più avete male!
Traduzione di Tommaso Landolfi.