di Umberto Eco

Una prima versione di questa conferenza è stata presentata a un incontro all’Università di Pechino sui rapporti (e malintesi) culturali tra Occidente e Cina, nel 1993, pubblicata come “They looked for unicorns” in Dayun, Yue and Le Pichon, Alain, eds., La licorne et le dragon. Les malentendus dans la recherche de l’universel. Peking: Pekinhg U.P. 1995 (versione cinese come Chinese in Du jiao shou yu long: Zai xun zhao zhong xi wen hua pu bian xing zhong di wu du / zhu bian Yue Daiyun, Le Bixiong. Beijing 1995). Una seconda versione, presentata alle Italian Academy Lectures (Columbia University), 1997, è ora pubblicata come “From Marco Polo to Leibniz” nel mio Serendipities. Language and Lunacy. New York: Columbia University Press 1998.

Quando due culture diverse s’incontrano, si verifica sempre uno shock. Per superarlo, almeno secondo i regesti di quanto è avvenuto nel passato, si danno queste soluzioni:

 (1) Conquista: I membri della cultura A non riconoscono i membri della cultura B come esseri umani (e viceversa) e li definiscono come “barbari” – vale a dire, in termini etimologici, come esseri non-parlanti, balbettanti, e pertanto sub-umani. Dopo di che ci sono solo due possibilità: o li si “civilizza”, trasformandoli, non importa a prezzo di quali violenze, in pallide copie dei membri della cultura civilizzatrice, o li si distrugge. Tale è stato il modo in cui l’Europa, trovando un’efficace sintesi tra le due scelte, ha regolato i suoi rapporti con le culture amerindie.

(2) Saccheggio culturale: I membri della cultura A riconoscono nei membri della cultura B, o almeno nei loro antenati, i portatori di una saggezza sconosciuta. Così può accadere che i membri di A sottomettano militarmente e politicamente i membri di B rispettando nello stesso tempo la loro eredità culturale e cercando di “tradurla” nei termini della cultura dei vincitori. Così Grecia capta ferum victorem coepit, così la stessa la Grecia aveva trasformato l’Egitto in una cultura ellenistica, non cessando di ammirane la sapienza antica e di incamerarne i tesori – a tal punto che questo rispetto per il sapere dei faraoni ha continuato ad affascinare l’Europa dal Rinascimento ai giorni nostri.

(3). Scambio, vale a dire un rapporto simmetrico (o quasi) di rispetto e mutua influenza. Di questo genere sono stati i rapporti tra Europa e Cina dai tempi di Marco Polo, e in ogni caso da quelli di Matteo Ricci (quando le due culture avevano cercato di scambiare i propri segreti), sino all’epoca coloniale, quando si è passati al saccheggio culturale, in termini di “orientalismo”, esotismo e gusto delle chinoiseries.

Conquista, saccheggio culturale e scambio sono evidentemente solo modelli astratti, e in realtà ci si trova sempre di fronte a situazioni molto intricate di compresenza dei tre atteggiamenti. Esistono però altre due modalità di avvicinamento a culture “altre”, di solito d’ordine culturale piuttosto che militare e politico (anche se vedremo che spesso l’operazione culturale sostiene, sia pure indirettamente, un’operazione di potere). La prima modalità si ha nel rapporto con culture ormai estinte, e si manifesta come glorificazione ermetica: nell’impossibilità di capire l’Altro ormai consegnato a documenti indecifrabili, gli si attribuisce una saggezza antica e più vera della nostra, e si procede alla libera decifrazione del suo messaggio, fecondamente “occulto”. La seconda modalità, che nasce dal bisogno di stabilire i rapporti con un Altro ancora presente, e la cui presenza in qualche modo ci sfida, è di ridurne l’alterità attraverso un procedimento di falsa identificazione.


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