Athanasius Kircher e l'Edipo egiziano
Più di 170 anni prima che Jean-François Champollion riuscisse finalmente a tradurre i geroglifici egiziani, lo studioso gesuita del XVII secolo Athanasius Kircher si era convinto di esserci riuscito. Ma si sbagliava di molto.
Nel 1655, dopo più di due decenni di lavoro, Athanasius Kircher pubblicò l’”Edipo egiziano”. Con il suo titolo, lo studioso gesuita più che altro rendeva onore a se stesso. Come Edipo che rispondeva all’enigma della Sfinge, Kircher credeva di aver risolto l’enigma dei geroglifici. Insieme al volume di accompagnamento, Pamphilian Obelisk, il capolavoro di Kircher presentava traduzioni latine di iscrizioni geroglifiche – del tutto errate, come rivelerà l’egittologia post stele di Rosetta- precedute da trattati di storia egizia antica, le origini dell’idolatria, la saggezza allegorica e simbolica, e numerose tradizioni testuali non egiziane che presumibilmente conservavano elementi della “dottrina geroglifica”. Oltre agli autori greci antichi e latini, la vasta gamma di fonti di Kircher comprendeva testi in lingue orientali, tra cui ebraico, arabo, aramaico, copto, copto, samaritano ed etiope, nonché testimonianze archeologiche. L’amalgama che ne risulta è, senza dubbio, impressionante. Ma può anche disorientare.
Il libro conteneva ampie discussioni su argomenti come la religione pagana dal Messico al Giappone, testi esoterici greci antichi come gli inni orfici e i versi pitagorici, la cabala ebraica, la magia araba, l’alchimia antica, l’astrologia e la medicina astrale. Per armonizzare la “storia sacra” della Bibbia con la “storia profana” delle civiltà pagane, Kircher ha fatto ricorso al simbolismo e all’allegoria. Giustamente interpretati, i miti apparentemente “assurdi” di greci, egiziani e altri pagani esprimono una teologia monoteistica che prefigura molti dei principi del cristianesimo. Tra i molti livelli di significato contenuti nella storia di Iside e Osiride, ad esempio, Kircher ha individuato la dottrina della Santissima Trinità.
È comprensibile che i posteri non abbiano considerato Kircher come una delle figure seminali della genealogia della modernità, un Galileo o un Cartesio. Ma ai suoi tempi fu, senza dubbio, uno degli studiosi di maggior successo in Europa. Egli incarnava le contraddizioni di un momento in cui si erano resi disponibili modi moderni e riconoscibili di pensare al passato, ma i modelli più vecchi e contrastanti restavano attraenti e, per molti, persuasivi. Pertanto ci permette di esplorare un lato della storia troppo spesso nascosto alla vista. Senza questa prospettiva non possiamo cogliere appieno il lavoro di pensatori come Galileo o Cartesio, tanto meno comprendere la realtà dell’epoca.
Fonte: Public Domain Review