Parisina di Lord Byron

nella traduzione di N. Trovanelli

Sinossi

Pubblicato nel 1816, Parisina – uno dei componimenti più equilibrati di Lord Byron, a torto ritenuto minore, ma che il suo editore John Murray considerava una “perla” – è ambientato in Italia, e narra l’amore fatale tra Parisina, sposa di Nicola III d’Este (che per ragioni metriche nell’originale diventa Azo) e il figliastro Ugo. Come Paolo e Francesca, Parisina e Ugo vengono uccisi dal marito tradito.

I topoi byroniani ci sono tutti: l’amore proibito e fatale, la colpa, la morte e il coraggio davanti alla morte, “the war of the many with one”, o contro due amanti, la natura contro la società.

La traduzione qui riportata (a cui segue il testo originale) risale al 1881 ed è opera del forlimpopolese Nazzareno Trovanelli, letterato,  giornalista e traduttore di autori inglesi (oltre a Byron, tradusse anche Tennyson e Longfellow).

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Nazzareno Trovanelli

“Buon cittadino e buon letterato, di cui sono notevoli parecchie traduzioni dal Tennyson e dal Longfellow”.

Così Giosue Carducci, definisce l’amico Nazzareno Trovanelli, in una nota all’ode La Chiesa di Polenta (raccolta in Rime e ritmi del 1899) confermando come la poesia – e la traduzione poetica in particolare – non si fossero limitate ad avere un ruolo di primo piano nella sua formazione intellettuale, ma avessero conseguito anche esiti meritevoli di nota in sé. Nato a Forlimpopoli il 31 agosto 1855 in una famiglia della borghesia impiegatizia che aveva preso parte alle lotte risorgimentali (il padre, ingegnere del comune artusiano e della provincia di Forlì, aveva combattuto a Vicenza e a Monte Berico nel 1848 mentre della parentela della madre, Geltrude Massi, faceva parte Guglielmo Gajani, consigliere della Repubblica Romana del 1849), Nazareno Trovanelli si formò presso il Regio Liceo di Cesena coltivando, accanto agli studi classici, la passione per la lingua e la cultura inglesi, studiate privatamente col prof. Pietro Pacchioni ed approfondite nelle conversazioni con lo zio Carlo Massi, vissuto per quasi mezzo secolo a Londra, dove si era rifugiato con l’amico Francesco Mami, entrando in contatto col circolo degli esuli raccolti attorno alla personalità di Ugo Foscolo.

E proprio gli ultimi due anni di liceo sono quelli che videro Trovanelli dedicarsi più intensamente alla produzione poetica, misurandosi con le diverse forme del poema, dell’ode e del sonetto, soprattutto in chiave epica e civile, fino a prendere spunto dall’Inno a Satana di Carducci e da Il Paradiso perduto di Milton per dedicare a sua volta un poema a Satana visto come incarnazione della libertà di spirito dell’uomo.

Dalla produzione in prima persona Trovanelli passò quindi alla traduzione poetica, confrontandosi sempre con gli autori della tradizione anglosassone, come Alfred Tennyson, di cui tradusse prima il poema Enoch Arden (tra il 1874 ed il 1876, per pubblicarlo quindi a Cesena nel 1894) e poi la lirica Montenegro (uscita sulla “Rivista romana di scienze e lettere” nel 1878), Henry Wadsworth Longfellow, di cui tradusse il dramma Lo studente spagnolo (pubblicato nel 1876 ne “La rivista europea” di De Gubernatis), il poemetto Evangelina (nel 1879) e alcune poesie tratte dalle Novelle di un’osteria sulla strada (edite a Cesena nel 1880), raccolti infine, insieme ad altre poesie scelte da Birds of Passage e Voices of the Night in Da E. W. Longfellow: traduzioni poetiche (uscito a Cesena nel 1895).

L’ultimo esperimento di traduzione poetica ebbe per oggetto il poemetto Parisina di Lord Byron, pubblicato a Cesena – dove Trovanelli tornò dopo la laurea in legge a Roma nel 1789 – sulle pagine de Lo specchio, rivista fondata e diretta dallo stesso Trovanelli tra il 1880 ed il 1882.

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Un ritorno al luogo d'origine e alla sua letteratura

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